Località e Frazioni di Torre de' Busi:

  • Valcava
  • San Marco
  • Sogno,
  • San Gottardo,
  • Favirano
  • San Michele
Superficie Kmq. 9,15
Altitudine minima

286

Altitudine massima 1418
Abitanti circa 2007
Densità 219 ab/kmq
Codice Catastale L257
Codice ISTAT 016215
Provincia BG
CAP 23806
Latitudine 45° 46'30 N
Longitudine 09° 28'50 E
Cenni storici

Anticamente il territorio di Torre de' Busi faceva parte del Comune della Bretta che comprendeva anche gran parte del territorio di Monte Marenzo. Nel XlI secolo era molto potente la famiglia dei de Regibus de la Bretta di probabile origine longobardo-franca e che amministrò il territorio fino al XIV secolo quando, a causa delle lotte tra guelfi e ghibellini, fu costretta a rifugiarsi oltre l'Adda. I signori del Comune di quel tempo, comunque, furono i Capitani della Bretta di probabile origine "milanese" in quanto provenienti dalla opposta sponda dell'Adda. Probabilmente le vicende della fine del XlI secolo e quelle del XIII, legate alle lotte tra la città di Bergamo e quella di Milano e agli intrighi di potere tra le varie consorterie nobiliari tutte tese ad accaparrarsi i favori degli esponenti ecclesiastici, segnarono la fine dei Capitani della eretta e l'inizio delle fortune della famiglia dei Busi.

Una famiglia presente nel comune senz'altro dal 1100 e ben ammanicata con chi deteneva il controllo della città di Bergamo. A poco a poco seppe imporsi sul territorio al punto che la sua casa-torre divenne il fulcro di tutte attività, il centro di potere poi perpetuato nella memoria, col nome che il paese assunse quando si separò da quella parte che diede vita al comune di Monte Marenzo.

Dal1400, con l'avvento della Repubblica di Venezia, Torre de' Busi seguirà le sorti dell'intera Valle S. Martino conservando comunque una identità singolare per altro difesa anche attraverso gli Statuti di Valle concessi dalla Serenissima. Alcuni suoi abitanti, in cerca di fortuna in quel di Venezia, ebbero modo di affermarsi professionalmente e politicamente. Un esempio per tutti la famiglia Fracassetti di Casarola che, arricchitasi col commercio dei panni lana, riuscì nel XVIII secolo, a comprare il titolo nobiliare di conte in cambio di un cospicuo finanziamento a sostegno della guerra che Venezia stava sostenendo sul mare.

Valcava

Valcava Torre de' Busi 
Parrocchia di San Rocco confessore
1952 - 1986

Parrocchia della diocesi di Bergamo. Valcava, già vicariato autonomo, venne canonicamente eretta in parrocchia autonoma con decreto del vescovo Adriano Bernareggi 7 gennaio 1952 (decreto 7 gennaio 1952). L’erezione canonica venne riconosciuta civilmente con decreto presidenziale 18 giugno 1952, n. 492 registrato alla Corte dei Conti il 23 luglio 1952, registro n. 55, foglio n. 141. Fin dal momento dell’erezione in parrocchia autonoma, Valcava venne inclusa nella vicaria foranea di Caprino, nella quale rimase compresa fino alle successive modifiche dell’assetto territoriale della diocesi. Dal 1971, in seguito alla riorganizzazione territoriale diocesana in zone pastorali, fu aggregata alla zona pastorale VI, composta dalle parrocchie delle vicarie di Caprino e Calolzio (decreto 28 giugno 1971). Con l’erezione dei vicariati locali nella diocesi, è entrata a far parte del vicariato locale di Calolzio - Caprino (decreto 27 maggio 1979). Nel 1986, in seguito al decreto del ministro dell’interno che risolveva di conferire la qualifica di ente ecclesiastico civilmente riconosciuto alle parrocchie della diocesi di Bergamo, alla parrocchia di Valcava succedeva per l’intero patrimonio la parrocchia dei Santi Marco evangelista e Rocco confessore e Santa Maria delle Vittorie con sede in località San Marco di Pieia.

Favirano

Favirano Torre de' Busi 
1802 - 1805

Il comune di Favirano, non compreso nelle compartimentazioni della repubblica cisalpina, figurava, nel 1802, tra i comuni dell’ex provincia bergamasca “aventi attualmente l’estimo particolare” (Tabella comuni provincia Bergamasca, 1802).
Nel progetto del consiglio generale dipartimentale per la concentrazione dei comuni del dipartimento del Serio (che venivano organizzati in XI distretti), Favirano era unito a Roncaglia a formare un comune del distretto X di Pontita (Progetto di distrettuazione 1802, Serio); a tale progetto seguì un piano dell’amministrazione dipartimentale, che prevedeva l’articolazione del dipartimento in XVIII e non in XI distretti “non potendosi prestare un sol cancelliere distrettuale al servizio di tante comuni”. Il prefetto di Bergamo si trovò d’accordo con le osservazioni dell’amministrazione dipartimentale, ma insistette che dovessero “rettificarsi alcuni nomi, che essendo nomi di parrocchia, comprendono o più comuni, o solo parte di essi”, e che si dovessero tuttavia tenere “separati tra loro que' comuni che hanno distinto l’estimo e le attività, troppo facilmente aggregati in un solo dall’amministrazione, e che sono per lo più rivali gli uni degli altri, specialmente ne' monti, dove gli abitanti tengono tenacemente alle loro abitudini ed opinioni”: nel progetto dell’amministrazione dipartimentale, Favirano e Roncaglia era un comune del distretto della Sonna con capoluogo Caprino (Progetto di distrettuazione 1803, Serio).
Il progetto di distrettuazione basato su XVIII distretti proseguì, nel corso del 1803, con l’individuazione della popolazione per i singoli distretti e comuni, ma in data 30 novembre 1803 il capo della commissione d’organizzazione della repubblica italiana scriveva al ministro degli affari interni che “non avendo ancora la commissione la cognizione locale del dipartimento del Serio, le riesce necessario d’avere alcuni schiarimenti relativi alla progettata distrettuazione”; la stessa ignoranza era ribadita il 16 maggio 1804, salvo “quanto riguarda la classe delle comuni, il loro numero e la quantità della popolazione inclusa in ciascun distretto”; la commissione si pronunciò infine per il piano prefettizio del 24 maggio 1804, approvato dal consigliere ministro dell’interno e pubblicato il 28 giugno 1804: Favirano era aggregato a Roncaglia a formare un comune, con 183 abitanti, nel distretto XIV della Sonna (piano 27 giugno 1804).
Con l’organizzazione del dipartimento del Serio nel regno d’Italia (decreto 8 giugno 1805 a), Favirano era unito a Roncaglia, comune di III classe con 183 abitanti, nel cantone VII di Caprino del distretto I di Bergamo.
In base alle prescrizioni del decreto 14 luglio 1807, venne richiesto alla prefettura un nuovo progetto di compartimento territoriale (Progetto di compartimento 1807, Serio), integralmente recepito nel 1809: a seguito dell’aggregazione dei comuni del dipartimento del Serio (decreto 31 marzo 1809), Favirano figurava, con una popolazione di 75 abitanti, comune aggregato al comune denominativo di Monte Marenzo nel cantone VII di Caprino del distretto I di Bergamo.
Nel 1813 il ministro dell’interno propose a sua altezza imperiale “da sanzionarsi alcune rettificazioni del comparto territoriale del dipartimento del Serio, suggerite in parte dalla esperienza, ed in parte dalle circostanze singolari di alcuni comuni”: “a Monte Marenzo erano unite Roncaglia e Favirano, che per nessun titolo potevano appartenere a quel comune denominativo, ma bensì appartengono a Torre de’ Busi. Si sono dunque staccate da Monte Marenzo e riunite a Torre de’ Busi” (Progetto di rettificazione 1813, Serio).
Ancora nel 1814, tuttavia, formalmente la situazione non era mutata rispetto al 1809 (Compartimento Serio, 1814).

San Gottardo

San Gottardo Torre de' Busi 
1589 - [1989]

Parrocchia della diocesi di Bergamo; fino al 1787 appartenne alla diocesi di Milano. Secondo quanto riportato da Pagnoni, si ha notizia che nel dicembre 1589 l’arcivescovo di Milano Gaspare Visconti abbia eretto la nuova comunità di San Gottardo, smembrandola dalla chiesa matrice di San Michele di Torre de’ Busi (Pagnoni 1992).
Tra il 1784 e il 1787, venne perfezionato il passaggio alla diocesi di Bergamo di alcune parrocchie della pieve di Brivio, tra cui San Gottardo. Il processo di ridefinizione dei confini diocesani tra Bergamo e Milano, iniziato nel 1784 per provvedimento dell’autorità civile, vide anche l’intervento della Sacra Congregazione Concistoriale. L’autorità pontificia, con atto del 13 novembre 1786, autorizzava la procedura di passaggio della parrocchia di "San Gottardo" dalla pieve milanese di Brivio alla diocesi di Bergamo, ufficializzata dalle autorità episcopali nel 1787 (Atti del passaggio 1784-1787).
In un elenco del clero secolare e regolare della città e diocesi di Bergamo redatto nel 1801, la parrocchia di San Gottardo risultava compresa nella vicaria di Carenno (Elenco clero 1801), così come nel registro relativo allo Stato del clero della diocesi per il 1822 (Stati del clero 1734-1822).
Nel 1861, la parrocchia di "San Gottardo" risultava compresa nella vicaria VII di Caprino. A quest’epoca la comunità contava 281 anime, ed era retta da un parroco definitore della vicaria e da un cappellano. Entro la circoscrizione parrocchiale era compreso un oratorio dedicato a San Defendente (GDBg).
La parrocchia di San Gottardo rimase compresa in tale circoscrizione vicariale fino alle successive modifiche dell’assetto territoriale della diocesi . Dal 1971, in seguito alla riorganizzazione territoriale diocesana in zone pastorali, fu aggregata alla zona pastorale VI, composta dalle parrocchie delle vicarie di Caprino e Calolzio (decreto 28 giugno 1971). Con l’erezione dei vicariati locali nella diocesi, è entrata a far parte del vicariato locale di Calolzio-Caprino (decreto 27 maggio 1979).